Anche il Nicaragua ha aderito all’accordo di Parigi sul cambiamento climatico, lasciando gli Stati Uniti e la Siria come i soli due paesi fuori dalla porta del patto globale. Un cambio nella politica del paese centroamericano giacché nel 2015 aveva respinto l’accordo internazionale per considerareinsufficienti e troppo diluiti nel tempo gli standard fissatiper le nazioni più ricche e le più grandi economie per ridurre le emissioni nei rispettivi paesi. In dicembre, quando il documento era stato firmato, il capo della delegazione del Nicaragua reclamò alle nazioni ricche un impegno maggiore per difendere il pianeta, allo stesso tempo lamentò l’esiguità di fondi stanziati per l’aiutoai paesi in via di sviluppo per adattare le proprie normative e le proprie economie all’impatto del cambiamento climatico. Il Nicaragua denunciò in quell’occasione che le 10 economie più forti del pianeta erano responsabili del 72% delle emissioni di CO2 essendo quegli stessi paesi detentori del 76% del reddito lordo del mondo.
La decisione del governo del Nicaragua è stata annunciata con un comunicato del governo del presidente Daniel Ortega che ha giustificato il cambiamento di posizione riferendosi all’accordo globale come “all’unico strumento internazionale che offre le condizioni per affrontare il riscaldamento globale ei suoi effetti”.
L’accordo di Parigi è considerato il risultato più importante della storia in materia ambientale a livello globale, con obiettivi a lungo termine a beneficio del pianeta e delle generazioni future. Dopo la decisione del proprio paese la stampa nicaraguense fa notare l’isolamento degli Stati Uniti – “uno dei poteri più inquinanti del pianeta” -che nel mese di giugno di quest’annoha annunciato di ritirarsi dall’accordo di Parigi come promesso nella campagna elettorale di Trump.