Santiago Kovadloff saggista e poeta eminente della cultura argentina si trovava in Messico dettando un seminario di letteratura; lì la notizia dell’elezione lo ha raggiunto e folgorato. Non credeva che Bergoglio potesse farcela, ammette. Non lo credeva neppure padre Pepe, il sacerdote delle villas miserias, che alle 15 del 13 marzo stava prendendo mate nella baraccopoli. “Mi ha chiamato un giornalista dicendomi della fumata bianca; non c’era un televisore nelle vicinanze e abbiamo aspettato una seconda chiamata per sapere che era Bergoglio il nuovo Papa. Pensavo fosse uno scherzo”. Ma non lo credevano neppure Sergio Rubín e Francesca Ambrogetti, i fortunati autori de Il gesuita, oramai balzato alle altezze di best seller mondiale. Ad un pubblico attento e numeroso accorso ad ascoltarli nel salone Borges della Fiera del libro di Buenos Aires raccontano della nascita del libro – “L’idea ce la dette un collega russo” ricorda Rubín – delle esitazioni iniziali di Bergoglio – “Non ne vedeva l’utilità” – del loro stesso scetticismo: “Non credevo proprio che avrebbe accettato” ammette ancora Rubín. Alla fine decisero di mandargli un progetto.
“Non sapemmo più nulla per molto tempo” rievoca l’Ambrogetti, “finché un giorno ci ricevette. Aveva una cartella in mano, di discorsi pronunciati ed omelie. Ci disse di farne l’uso che consideravamo migliore. Ma non era questo che volevamo e glielo dicemmo. Però non era favorevole all’intervista. Iniziammo a parlare, gli chiesi cosa significava per lui “transitare la pazienza” un’espressione che ricorreva molto sulla sua bocca. Fu il momento di svolta, il punto in cui si sbloccò tutto. Iniziò a rispondere, poi disse che se queste erano le domande, e se noi fossimo sicuri che un libro intervista servisse a qualcosa, forse… “.
Nacque così Il gesuita, pubblicato in spagnolo per la prima volta nel 2009. Il resto è cronaca, anche il successo del libro, oramai mondiale.