Quanta coca si può, e finanche si deve, produrre per soddisfare il consumo cosiddetto tradizionale? Come si sa in Bolivia, ma anche in altri paesi del Sudamerica, la foglia della pianta di coca si mastica per assorbire la sua linfa stimolante dalle proprietà simili a quelle del caffè. Al consumo diretto e personale va poi aggiunto quello terapeutico e medicinale che rendono la coltivazione della coca legale in questa parte della cordigliera dalle alte cime e dall’aria rarefatta.
La pratica del consumo di coca rimonta peraltro alla nascita dell’agricoltura nelle Andre, cosa che rende la sua produzione una attività consentita dallo stato che distribuisce le licenze di coltivazione.
E qui torniamo alla domanda iniziale.
La risposta non è stata sempre la stessa nel corso degli anni e sino a poco tempo fa era – stimata in superficie di terreno coltivato – 12 mila ettari permessi. Adesso, con la legge approvata dal Congresso boliviano diventeranno 22 mila, con un aumento considerevole che viene suddiviso tra le due regioni storicamente produttrici di coca: 14.300 ettari per gli Yungas, una regione di boschi e montagne dal clima piovoso e tropicale del nord del Perù che attraversa la Bolivia e entra nel nord dell’Argentina e 7.700 per il Chapare, una delle 16 province del dipartimento di Cochabamba, nella parte centrale della Bolivia. Una quantità comunque minore alla superficie del territorio nazionale coltivato a coca stimata attualmente in 25 mila ettari ma maggiore a quella ritenuta necessaria da uno studio internazionale che il governo di Evo Morales evidentemente non accetta.