Gli ultimi a essere liberati saranno 528 detenuti nelle carceri di El Salvador, i primi sono stati 787 cubani indultati da Raúl Castro nel mese di novembre del 2016, che si sommano alla più massiccia liberazione di 3.522 reclusi disposta per celebrare la visita papale all’Isola nel settembre del 2015. Prima della tornata di liberazioni in America Centrale erano stati messi in libertà 557 detenuti reclusi nelle carceri del Nicaragua sandinista, tra cui 52 donne madri di famiglia. L’annuncio delle liberazioni nel paese del beato monsignor Romero l’ha dato il Ministero di Giustizia e Sicurezza dei Centri penali che ha specificato di aver disposto l’indulto come risposta all’appello lanciato dal Papa nell’Anno della Misericordia “ad un atto di clemenza verso quei carcerati che si riterranno idonei a beneficiare di tale provvedimento”. Gli “idonei” salvadoregni selezionati dalle autorità del paese sono “detenuti anziani, malati terminali e giovani appartenenti alle pandilas”, chiarisce il Ministero di Giustizia che annuncia anche che altri 103 carcerati passeranno al regime di semi-libertà.
L’indulto più atteso, “segno di buona volontà” chiesto dall’opposizione, è stato concesso dal venezuelano Maduro, ovvero la liberazione di cinque prigionieri politici, tra cui il leader del partito Unità Democratica Carlos Melo disposto alla vigilia del terzo – infruttuoso – round negoziale tra governo ed opposizione nel mese di dicembre.
Si sa, per bocca del Nunzio apostolico in Nicaragua Fortunatus Nwachukwu che i reati commessi dagli indultati dal governo di Daniel Ortega hanno a che vedere con la droga, oltre al consumo anche la sua introduzione nei centri penitenziari o con reati comuni. Si sa anche che la decisione è stata accompagnata dall’annuncio che verranno riattivate le fattorie agricole in regime di semilibertà con tanto di scuola elementare, media e superiore per l’istruzione di chi verrà ammesso a questo trattamento para carcerario. Nel vicino El Salvador la situazione carceraria nei 19 centri penali del paese è di grave sovraffollamento con 34 mila 700 carcerati secondo fonti del ministro di giustizia aggiornate al giugno 2016 stipati in strutture inadeguate a contenerli. Le 528 liberazioni disposte su richiesta papale non hanno certo la funzione di alleviare una situazione dove la criminalità e il delitto registrano gli indici più alti del continente ma sono state apprezzate dalle associazioni di difesa dei diritti umani che da tempo denunciano l’insostenibilità della situazione carceraria nel piccolo paese centroamericano. La “misericordia governativa”, com’è stata chiamata, ha investito anche i cosiddetti Centri Intermedi di El Salvador, dove sono detenuti membri delle temibili pandillas appartenenti alle Mara Salvatrucha (MS-13) e Barrio 18. Una trentina di casi – ha informato il Ministero di Giustizia – sono all’esame e gli interessati potrebbero uscire dalle carceri.
La Bolivia di Evo Morales ha accordato l’indulto a 1.800 dei 15 mila detenuti con prigione preventiva o pene minori. Anche in questo caso gli “idonei a beneficiare di tale provvedimento” come si legge nella lettera di Francesco inviata a Presidenti e Capi di Stato dell’America Latina saranno i processati con pene inferiori a cinque anni, delinquenti non reincidenti, detenuti con meno di 28 anni, madri capifamiglia con figli in carcere, detenuti con malattie terminali, donne in cinta e condannati con handicap fisici.
In America del Sud è il Paraguay il primo paese ad aver risposto all’appello papale sino a questo momento. L’indulto disposto dal presidente Horacio Cartes riguarda 16 persone, di cui 10 donne detenute nel penale del Buon Pastore, in quello di Juana Maria de Lara e nella prigione regionale della città di Encarnacion. Il ministro della Giustizia ha anche annunciato un investimento di 80 milioni di dollari in infrastrutture carcerarie per migliorare le condizioni di vita dei detenuti. La popolazione carceraria del Paraguay ammonta a 13.071 persone, anche se le infrastrutture hanno la capacità di ospitare 6.643 detenuti. Durante il viaggio di luglio 2015 papa Francesco derogò il programma della visita sostando nel carcere femminile del Buon Pastore, dove ascoltò un coro di donne recluse.