Quando saranno aperti agli esperti e persone autorizzate gli Archivi vaticani con documenti riservati della diplomazia della Santa Sede del periodo concomitante con le dittature militari argentine, tra il 1976 e il 1983, vi sarà una prima grande sorpresa: i numerosi elenchi del Nunzio Apostolico Pio Laghi, inviati al Ministro dell’Interno, generale Albano Harguindeguy, con i nomi e i cognomi di centinaia di persone arrestate o scomparse per le quali chiedeva notizie. Si tratta di elenchi sicuramente pervenuti in Vaticano come “allegati” ai periodici report del diplomatico a sostegno dei resoconti della sua opera umanitaria. (Elenco registrato con il N° 1510/76).
Chi ha vissuto sotto la ferocia delle dittature latinoamericane sa molto bene che in migliaia di casi è bastato che il nome del detenuto fosse in un elenco autorevole per vedere salva la sua vita. Il contrario era sinonimo di “desaparecido”, dunque “inesistente”, e ciò lasciava la vittima alla mercé del carnefice, insindacabile e impunito.
A molti, essere in un “elenco” può sembrare poco come difesa dei diritti umani, invece non è stato così, soprattutto se l’elenco lo presentava il Nunzio. In quei tempi sfuggire alla categoria “scomparso” era già un modo efficace per salvare una vita. Essere nella “lista” era già una speranza.
Fra questi molti elenchi ce n’è uno del 13 agosto 1976 con oltre 60 nomi che include persone arrestate in diverse località del Paese: Villa Devoto, Coronda, Mercedes, Resistencia, Sierra Chica oppure luoghi presunti di detenzione (Carcere di donne di Olmos, Unidad N° 9-La Plata).
In quest’elenco, come in tanti altri, ci sono alcuni casi particolari da sottolineare per una ricostruzione della verità storica rinviata troppo a lungo. Citiamone alcuni:
- Padre Elías Musse (diocesi di Azul)
- Dr. Jorge Vásquez, detenuto in una nave, ex Sottosegretario degli Affari esteri durante il governo di Héctor José Cámpora (Mercedes, 26 marzo 1909 – Città del Messico, 18 dicembre 1980), Presidente dell’Argentina dal 25 maggio al 14 luglio 1973. Per la sua sorte si era interessato e aveva chiesto aiuto a Pio Laghi il cardinale Eduardo Pironio.
- 9 esperti e Tecnici della Commissione per l’Energia Atomica detenuti il 28 marzo 1976. Accanto ai loro nomi si indica che della loro situazione si sono interessati e hanno chiesto aiuto l’arcivescovo Achille Silvestrini e la Commissione italiana per l’Energia Nucleare.
- 17 detenuti di cittadinanza cilena, alcuni con nazionalità europea.
Il fratello del “Che”
- Juan Martín Guevara (de la Serna), arrestato quando aveva 32 anni, nel marzo 1975, fratello di Ernesto “Che” Guevara (ucciso in Bolivia il 9 ottobre 1967).
Juan Martín, come migliaia di argentini e non, fu un prigioniero PEN fino al 6 marzo 1979, vale a dire “a disposizione del potere esecutivo nazionale”, e cioè a disposizione dei capricci del dittatore Jorge Videla e degli altri membri della Giunta militare. Una volta uscito dalla categoria PEN, Juan Martín, sempre in carcere restò a disposizione della giustizia “ordinaria”. Fu condannato in conformità con al legge 20.840 che puniva genericamente “le attività sovversive in tutte le sue manifestazioni”. Alla fine ottenne la libertà condizionale il 10 marzo 1983, quando aveva compiuto già i 40 anni.
Nell’elenco consegnato dal Nunzio Pio Laghi ai militari, sotto la dicitura “Villa Devoto”, compaiono due categorie: donne (6 nomi) e uomini (14 nomi). In questa categoria l’ultimo nome è quello del fratello del “Che”.