IL NICARAGUA E GIOVANNI PAOLO II. DAL CONFLITTO AL MUSEO. “La Voz de Nicaragua” anticipa le foto dell’opera che il governo sandinista dedicherà il 25 aprile al papa polacco

Così sarà il museo Giovanni Paolo II a Managua | Composizione di Emiliano I. Rodriguez
Così sarà il museo Giovanni Paolo II a Managua | Composizione di Emiliano I. Rodriguez

Per ora sono immagini, calchi, bozzetti, riproduzioni di quello che sarà. Ma dal 25 aprile, assicura il giornale filogovernativo La Voz del Sandinismo, il museo San Juan Pablo II aprirà le porte al pubblico nell’esclusiva passeggiata Xolotlán della capitale. Così, nell’attesa, Il municipio di Managua, ha deciso di mostrare come sarà l’opera una volta conclusa. Le 14 immagini  messe in linea da La Voz del Sandinismo fanno vedere i settemila metri quadrati dall’alto, per poi percorrere la superficie dell’opera con le sue tre gallerie coperte, l’ampio giardino, un monumento e una fontana, la cappella e una replica del pergolato dove il pontefice trascorse alcune ore durante la sua prima visita al paese centroamericano.

Una figura, quella del papa polacco, che è passata dal rifiuto all’apprezzamento nell’immaginario sandinista nell’arco dei due viaggi realizzati in Nicaragua, nel 1983 e nel 1996. In occasione della prima visita, poco dopo l’insurrezione sandinista contro la dittatura di Anastasio Somoza del luglio 1979 e con al governo una giunta presieduta dall’intramontabile Daniel Ortega all’epoca trentacinquenne si ricorda il rimprovero di Giovanni Paolo II ai sacerdoti nel governo al sua orrivo all’aeroporto Augusto Cesar Sandino e la successiva contestazione di cui fu oggetto durante la messa in piazza della rivoluzione a Managua. La seconda visita avvenne con il sandinismo fuori dal potere, sconfitto nelle elezioni dal febbraio 1990 dalla coalizione Unione di Opposizione Nazionale guidata da Violeta Chamorro, vedova di Pedro Joaquín Chamorro Cardenal, assassinato dai somozisti il 10 gennaio 1978.

La stessa sorte dell’oggi Santo Giovanni Paolo II è stata riservata al cardinale emerito di Managua Miguel Obando y Bravo, all’epoca dei viaggi papali dichiarato nemico numero 1 del sandinismo e oggi insignito dell’onorificenza di Padre nazionale della pace e della riconciliazione. Il porporato nicaraguense ha ricambiato le attenzioni salutando con approvazione la creazione del museo e ha elencato con puntiglio i regali ricevuti da Giovanni Paolo II che, si presume, apporterà alla nuova istituzione: un rosario nero che il Papa si è sfilato e messo nelle sue mani sulla strada dell’aeroporto, a visita conclusa; un secondo rosario di colore bianco ricevuto nel corso del secondo viaggio in Nicaragua, il 7 febbraio 1996, due casule usate nelle celebrazioni, un pettorale, una medaglia commemorativa, una replica della cattedrale di Managua.

La Voz del Sandinismo dal canto suo ha anticipato nella sua edizione on-line del 27 marzo che tra gli oggetti che verranno esposti nella sala museo ci saranno anche un francobollo con l’effige del santo, un libro con le omelie pronunciate dal Papa nei viaggi centroamericani, una medaglia commemorativa delle visite, l’asciugamani e la sedia usata durante la messa di Managua con tanto di stuoia che decorava l’altare.

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