Ramón Custodio López è un arzillo e distinto signore con i baffi, molto popolare in Honduras. Lo chiamano il “Difensore del popolo”, perché da un ventennio presiede la Commissione nazionale per i diritti umani che lui stesso ha fondato con altri all’inizio degli anni ‘90. Ne ha viste di tutti i colori nella turbolenta storia politica del paese centroamericano. E a tutto ha fatto fronte con il petto in fuori e la parola tagliente. Come nel giugno del 2009, quando ha appoggiato come legittima (e politicamente necessaria) la destituzione del presidente Zelaya, scaricato manu militari fuori dai confini del paese.
Il posto di Zelaya lo ha preso Porfirio Lobo Sosa, del Partito nazionale honduregno, che a sua volta non perdona al difensore del popolo Ramón Custodio di fare il suo lavoro, nella fattispecie denunciare l’altissimo tasso di violenza, che fa dell’Honduras il paese più pericoloso al mondo, più del Messico, più del Brasile, più ancora dell’Afganistán. Le cifre diffuse la scorsa settimana dal signor Custodio fanno accapponare la pelle. 53.622 omicidi in Honduras tra il 2000 e il 2012, il più alto indice al mondo, appunto. In maggioranza compiuti con armi da fuoco e armi bianche, coltelli, machete e simili. Durante i due anni e mezzo del presidente Lobos – il suo governo è iniziato nel gennaio del 2010 – sono decedute di morte violenta 20.010 persone, 19 al giorno, una ogni 76 minuti. Stando alla meticolosa contabilità di Ramón Custodio il tasso di omicidi ogni 100.000 abitanti è passato dai 37 del 2005 a 85,5 del 2012. Ben superiore al tasso mondiale che si attesta sulle 8,8 morti violente ogni 100 mila abitanti.
Numeri che non piacciono al presidente costituzionale in carica, che aveva promesso di finirla con la violenza del narcotraffico e delle bande.