“Effetto Bergoglio” anche sulla storia. La presenza dei gesuiti in America del Sud e le famose reducciones indigene dell’alto Paranà e del Paraguay tornano ad interessare storici e pubblico come mai prima d’oggi. L’avventura umana degli uomini della Compagnia di Gesù ai tempi della colonia spagnola è stato forse un caso unico di utopia che si è fatta realtà, anche se, detto così, può sembrare una contraddizione in termini. La sostanza della vicenda è però rivisitata da specialisti con sguardo rigoroso nel “Seminario internazionale Missioni gesuitiche” in corso nel Centro culturale Borges di Buenos Aires. Alle parole, molte quelle pronunciate e tutte ben documentate, seguono poi le immagini, una bellissima mostra sull’“esperienza culturale americana” che ha cambiato la storia e la geografia di vaste aree dell’attuale Paraguay e Argentina.
“Noi stessi non siamo coscienti appieno dell’enorme significato di questo esperimento, di questa utopia il cui merito principale non è stato solo quello di abbozzare un mondo migliore, denunciare la realtà, ma applicare effettivamente ed efficacemente un sistema nuovo” ha segnalato lo storico Ernesto Maeder dell’Università del Nordeste, nella provincia del Chaco.
“Sarà proprio il successo dell’esperienza una delle cause della sua rovina: hanno suscitato troppa invidia, anche nel seno del clero secolare” gli ha fatto eco il gesuita Bartolomeu Meliá, antropologo e linguista radicato nel Paraguay sin dagli anni ‘50. “La crescita delle reducciones è stata molto rapida, geograficamente hanno occupato uno spazio enorme e demograficamente sono arrivate ad avere più popolazione che quella delle città della regione sommate tra di loro. Hanno creato paesi prosperi così ben organizzati che uno o due membri della Compagnia di Gesù erano sufficienti per amministrarli”.
La fioritura culturale nelle riduzioni è un’altra delle note esposte nelle conferenze al Centro Borges. I gesuiti hanno insegnato l’arte dell’immagine agli indigeni, sviluppato una architettura ammirevole, hanno dato forma scritta alla lingua Guaraní e creato le prime tipografie coloniali al punto che si stampavano libri nelle missioni prima ancora che a Buenos Aires.