“In un universo di 100 mila milioni di galassie, ciascuna con 100 mila milioni di stelle e forse con diversi pianeti ogni stella, è possibile che ci sia vita extraterrestre e che essa possa essere intelligente (…) ciò non rappresenterebbe, credo, una grande difficoltà per la teologia cristiana; è possibile rispondere a questa sfida: Dio creatore, nella sua libertà, può aver creato tanti altri esseri”.
Nessuna novità, nessuno scardinamento teologico, se non che a riferire le opinioni di don José Gabriel Funes, direttore dell’Osservatorio Vaticano, è il sito ufficiale dell’Archidiocesi di Santiago del Cile, dove l’astronomo del Papa è stato in visita per parlare di “Scienza e Fede: una periferia esistenziale”.
Per il sacerdote, gesuita come Francesco e argentino come lui, il Papa ha chiesto alla Chiesa di andare verso le periferie esistenziali, “e la nostra missione come Osservatorio è quella di spingerci lontano nel passato, perché studiamo i momenti iniziali dell’Universo, il Big Bang, anche le galassie più lontane e il Sistema Solare. In questo senso andiamo verso la periferia della conoscenza umana”.
Un viaggio avvincente, che da buon gesuita Gabriel Funes compie senza paure e reticenze.
“Dio non è una ipotesi per spiegare l’inesplicabile, è il fondamento dell’esistenza dell’Universo e della stessa scienza”, assicura l’astronomo. “Certamente è uno strumento umanizzante. L’umanità si fa da sempre queste domande fondamentali: Da dove veniamo? Dove andiamo? In questo l’astronomia gioca un ruolo importantissimo nel corso della storia”.
Tutto il ragionamento del direttore della Specola Vaticana si mantiene su basi rigorosamente scientifiche perché “la religione, senza la visione scientifica, corre il rischio di cadere nel fondamentalismo; e sappiamo bene quali sono le conseguenze” afferma perentorio.
C’è qualcosa di vertiginoso nell’approccio del capo degli astronomi vaticani.
“L’evento dell’incarnazione è unico nel tempo e nello spazio. L’Universo ha una età di 14 mila milioni di anni, e Dio si è fatto uomo concretamente in Israele duemila anni fa (…) Non siamo il centro dell’Universo, ma dal punto di vista della teologia possiamo dire che Dio ha scelto quello che c’è di più debole, di più povero, questa umanità, perché, chissà, siamo quelli più bisognosi. Forse quando si scoprirà un altro tipo di vita – se esiste perché non ne siamo sicuri – dovremo ripensare molte cose. Sarà una situazione simile a quella che ha vissuto la Chiesa con la scoperta dell’America”.
Quanto all’origine dell’universo, altro tema che appassiona il mondo dell’astronomia, per Gabriel Funes “Il Big Bang è la migliore spiegazione scientifica di cui disponiamo sino a questo momento”.