IL POSTINO PEDALERA’ ANCORA? In preparazione un nuovo film su Pablo Neruda. Più politico il suo profilo

Massimo Troisi ne "Il postino", 1994
Massimo Troisi ne "Il postino", 1994

El cartero, postino nella lingua nativa di Neruda, per quali sentieri si inerpicherà questa volta? E chi prenderà il posto dell’indimenticabile Troisi, di Philippe Noiret, della conturbante Cucinotta? Lo vedremo presto, a settembre pare, nelle vicinanze dei 40 anni dalla morte del poeta cileno, avvenuta il 23 settembre 1973 per cause non ancora del tutto chiarite. Al film sta lavorando il regista Manuel Basoalto, che con 3 milioni di euro e l’aiuto dello scrittore José Miguel Varas ha investigato gli anni della clandestinità di Neruda e filmato gli esterni nei luoghi dei suoi trascorsi da fuggitivo.

Il film prende le mosse da Stoccolma, dove il poeta cileno pronuncia un veemente discorso davanti ai giurati dell’Accademia svedese che lo hanno appena insignito del Nobel. In un impeccabile smoking Neruda (José Secall sullo schermo) inizia a raccontare i giorni della fuga, l’attraversamento a cavallo della Cordigliera delle Ande nel 1949, l’asilo che gli offrivano gli abitanti nelle loro case…

Paesaggi da favola dunque, e vicende drammatiche sullo sfondo, quelle che hanno visto protagonista Neruda quarantacinquenne come fuggitivo tra il gennaio del 1948 e febbraio del 1949, le lotte sociali, la repressione dei minatori, la sua espulsione dal senato durante la presidenza di González Videla.

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