SFRATTO A CRISTOFORO COLOMBO. Da quasi un secolo il monumento troneggia alle spalle della Casa Rosada, a Buenos Aires, ma i suoi giorni sono contati

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E’ sopravvissuto a tutto, al terrorismo degli anni 70, alla dittatura militare, alle inondazioni e a qualche altra catastrofe naturale, ma con la vedova Kirchner sembra proprio che debba capitolare. Fatto sta che presto Cristoforo Colombo sarà costretto a sloggiare dai giardini della Casa Rosada per far spazio a Juana Arzuduy, eroina dell’indipendenza sudamericana donata all’Argentina dal governo boliviano.

Proteste degli italiani, naturalmente, che ancora ieri, nel Giorno dell’immigrante, hanno alzato cartelli davanti alla statua e gridato che “Colombo non va via”. Ma c’è poco da fare, e anche la carta bollata presentata a un tribunale della capitale per revocare i lavori di trasferimento avrà solo l’effetto di ritardare l’ultimo viaggio dell’ammiraglio italiano, che, nelle intenzioni del governo, terminerà nella nuova casa prevista a Mar del Plata, la città turistica argentina, una Rimini sudamericana.

38 tonnellate di marmo di Carrara, scolpite da Arnaldo Zocchi e collocate in pieno centro il 24 magio del 1910 – l’opera venne terminata nel 1921 – sono state imbragate e preparate per il trasloco. Sempre ammesso che i sei metri di scultura arrivino sani e salvi al nuovo porto. Con tanto di mappa e cannocchiale orgogliosamente impugnati a bordo delle Caravelle sulle quali scoprì il Nuovo Mondo.

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