Si intensifica la preparazione del sinodo dell’Amazzonia del prossimo anno. Questa volta sono i vescovi della Colombia che hanno annunciato due assemblea preliminari, la prima dal 5 al 7 settembre nella città di Florencia, nella provincia settentrionale di Caquetá, e la seconda il 4 e 5 ottobre a Puerto Inírida, nella provincia di Vichada, al confine con il Venezuela. Alla riunione in Florencia parteciperanno gruppi di laici, comunità rurali e indigene delle giurisdizioni ecclesiastiche di Mocoa-Sibundoy, Puerto Leguizamo, San Vicente del Caguán e Florencia, alla seconda assemblea prenderanno parte rappresentanti di Puerto Gaitán, Puerto Carreño, Villavicencio, San José del Guaviare, Granada, Mitú, Leticia e Puerto Inírida. Ad entrambe le riunioni saranno presenti organizzazioni e entità sociali vicine al lavoro della Chiesa cattolica, come le Università del luogo e altre associazioni proprie del laicato.
I due raduni avranno al centro il documento base del sinodo per l’Amazzonia, intitolato Nuove strade per la Chiesa e per un’ecologia integrale. Il testo infatti raccomanda “che i percorsi di evangelizzazione” che vengono cercati nei raduni nazionali “siano pensati con e per il Popolo di Dio che vive in un determinato territorio, le sue comunità localizzate anche in aree rurali, quelle formatesi nelle città così come le popolazioni che vivono lungo gli argini dei fiumi, i migranti e gli sfollati e, soprattutto, le popolazioni indigene”. Lo scopo delle assemblee è quello delineato nel documento base, cercare «di rispondere alla realtà della foresta pluviale amazzonica, di vitale importanza per il pianeta, dove una profonda crisi è stata scatenata da un prolungato intervento umano caratterizzato da una “cultura dello scarto” e da una “mentalità estrattiva”», due atteggiamenti che l’enciclica Laudato sì stigmatizza come responsabili del grave deterioramento dell’ambiente amazzonico.
L’Amazzonia è descritta dal documento come “una regione con una ricca biodiversità, multietnica, pluri-culturale e plurireligiosa, specchio di tutta l’umanità”. Di qui la convinzione “che la difesa della vita in questo territorio richiede cambiamenti strutturali e personali di tutti gli esseri umani, degli stati e della Chiesa”.
Ascoltare i popoli indigeni e tutte le comunità che vivono in Amazzonia, come i primi interlocutori del sinodo dell’Amazzonia, è considerato di vitale importanza anche per la Chiesa universale. Il documento di lavoro delle prossime assemblee pone domande cruciali: «Vogliamo sapere come immaginano il loro “sereno futuro” e il “buon vivere” delle generazioni future, come possiamo collaborare alla costruzione di un mondo che deve rompere con strutture che pregiudicano la vita e colonizzano le mentalità, come possiamo costruire reti di solidarietà e interculturalità, e, soprattutto, qual è la particolare missione della Chiesa oggi, di fronte a questa realtà».
Si capisce che le riflessioni del sinodo dell’Amazzonia vadano oltre l’ambito strettamente ecclesiale amazzonico, e si concentrino sulla Chiesa universale e sul futuro dell’intero pianeta. “Si parte da un territorio specifico” avverte il documento, “ma per fare un ponte con altri biomi essenziali del nostro mondo: conca del Congo, corridoio biologico Mesoamericano, foreste tropicali dell’Asia-Pacifico, falda acquifera di Guaranì, tra gli altri”.
Il percorso tracciato dalle assemblee territoriali della rete ecclesiale Pan amazzonica (REPAM) prevede l’organizzazione di assemblee territoriali in ciascuno dei nove paesi che conformano la regione amazzonica. Di qui le due assemblee previste nei prossimi giorni in Colombia.