TRUMP NON SEPARI QUEL CHE DIO HA UNITO. 17 Stati dell’unione fanno causa all’amministrazione americana per violare i diritti dei migranti separando le famiglie

Disumanità al confine
Disumanità al confine

Sono ben 17 gli Stati che hanno fatto causa al presidente Donald Trump sulla crudele politica migratoria che ha creato forti tensioni in queste ultime settimane. I ribelli sono guidati dal procuratore generale democratico e si sono uniti all’iniziativa di Washington D.C. presentando la denuncia alla Corte Distrettuale di Seattle. Lo scopo è quello di forzare l’amministrazione ad accelerare il più possibile i tempi per la riunione delle famiglie di migranti che sono state separate al confine con il Messico. Gli stati che hanno preso la clamorosa iniziativa sono: Massachusetts, California, Delaware, Iowa, Illinois, Maryland, Minnesota, New Jersey, New Mexico, New York, North Carolina, Oregon, Pennsylvania, Rhode Island, Vermont, Virginia e lo stato di Washington, oltre a Washington DC.

Le immagini dei bambini costretti a salutare i propri genitori sono diventate di dominio pubblico nelle ultime settimane inducendo anche i repubblicani supporter dello stesso presidente statunitense a riflettere sulla bontà del provvedimento che instaurava una tale prassi. Va però detto che in questo caso tutti i procuratori generali dei diciassette stati accusatori sono democratici.

È la prima sfida legale portata alla presidenza Usa dagli Stati dell’unione sul tema dell’immigrazione. Le autorità statunitensi hanno separato circa 2300 bambini dai loro genitori nelle ultime settimane, portando il caso all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. Una cosa da molti ritenuta insostenibile e ingiusta, tanto da costringere – anche grazie alla pressione esercitata dalla first lady Melania Trump e alle proteste della società civile – il presidente degli Stati Uniti a fare dietro front, emettendo un decreto esecutivo per porre fine alla pratica. Ma gli Stati ribelli affermano che il dispositivo è farcito di condizioni e che in realtà non è utile a riunire genitori e figli che sono già stati separati. L’ordine restrittivo non ha fatto nulla per risolvere la situazione delle famiglie che sono state fermate nelle ultime settimane e sono ancora bloccate in attesa di giudizio, con genitori da una parte e figli dall’altra.

Il giudice della Corte distrettuale di San Diego, Dana Sabraw, ha emesso un’ingiunzione preliminare con cui dispone che tutti i bambini di età inferiore ai cinque anni vengano riuniti con i genitori entro 14 giorni e quelli più grandi entro trenta. Ma lo stesso giudice ha anche spiegato il paradosso che avvolge l’attuale situazione dei migranti negli Stati Uniti. “Denaro – ha detto – documenti importanti e automobili, solo per citarne alcuni, vengono catalogati, archiviati e messi a disposizione al momento del rilascio a tutti i livelli, statale e federale per cittadini americani e stranieri”. Ma, osserva ancora l’alto magistrato, “il governo non ha alcun sistema per tenere conto e provvedere ad un’efficace comunicazione con i figli degli stranieri. La verità è che in base al sistema attuale i figli dei migranti non vengono considerati con la stessa efficienza ed accuratezza delle proprietà”.

Di qui la denuncia dei 17 Stati – tra cui Washington, New York e la California – secondo cui ai migranti sono anche negati il giusto processo e il diritto di chiedere asilo.

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