Il governo del Presidente Daniel Ortega e della moglie Rosario Murillo, Vicepresidente, ha comunicato ufficialmente, per scritto, di aver accettato le 4 condizioni che la chiesa del Nicaragua aveva sottolineato come indispensabili per avviare, come “Mediadora y Testigo”, il “Tavolo per il dialogo nazionale, la verità e la riconciliazione” a seguito delle diverse proteste sociali e politiche che nelle ultime settimane hanno causato almeno 68 morti. L’Episcopato nicaraguense lo scorso 24 aprile aveva accettato un possibile ruolo di mediazione, richiesto da più parti, incluso dallo stesso Presidente Ortega.
Dopo diverse riunioni i vescovi hanno comunicato al Governo di Managua le loro 4 condizioni per guidare questo Tavolo. Poche ore fa, Daniel Ortega, con una lettera all’Episcopato, conferma di aver accettato queste 4 condizioni. Siamo d’accordo e lavoreremo per ciascuno dei 4 punti sollevati, dice la lettera e poi aggiunge: se siamo tutti d’accordo e pronti per partecipare alla chiamata per il dialogo sarebbe buono agire il più presto possibile.
Dunque, come aveva scritto la Conferenza episcopale, questo dialogo – se le cose non cambiano – dovrebbe essere avviato al massimo “prima di mezzogiorno del prossimo lunedì 14 maggio”. I requisiti o condizioni sono: “consentire nel più breve tempo possibile l’ingresso nel Paese della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) per indagare e chiarire le morti e le sparizioni di nicaraguensi” nelle ultime settimane. Quindi si dovrebbe procedere subito all’immediata soppressione “dei corpi paramilitari, cosiddette forze d’urto, che intimidiscono e attaccano i cittadini e al tempo stesso non si dovrebbe mai far appello alla Polizia nazionale nelle azioni repressive”. I vescovi hanno chiesto anche, in terzo luogo, di “fermare subito ogni tipo di repressione contro i gruppi civili che protestano pacificamente, e garantire l’integrità fisica degli studenti universitari, dei vari membri che compongono il Tavolo di dialogo nazionale, e naturalmente di ogni cittadino”. Infine, la quarta condizione dice: tutti quanti, e quindi soprattutto il Governo di Ortega, devono “fornire prove credibili della propria volontà di dialogo e di pace, nel rispetto della dignità e della libertà degli individui e di tutti i diritti umani dei lavoratori e dei cittadini, dipendenti pubblici in particolare”; (…) tutti chiamati – come buoni cittadini – a non paralizzare in nessuno modo le attività strategiche del Paese.