Da oggi fino a mercoledì i vescovi delle diocesi confinanti tra Messico e Texas si riuniranno nella città statunitense di San Antonio per dare così seguimento a quanto proposto nei precedenti incontri, l’ultimo dei quali si è svolto nel settembre scorso nella località di Piedras Negras. La notizia è stata confermata dal vescovo di questa città, mons. Alonso Garza. L’anno scorso 26 vescovi dei due Paesi si sono incontrati per discutere sul tema “Migrante, peregrino de esperanza”. Ovviamente anche quest’anno l’argomento principale sarà la questione dei migranti, in particolare l’aggiornamento necessario su quanto sta accadendo con questi flussi di persone che partano dal Sudamerica verso gli Stati Uniti attraversando in condizioni terribili prima l’America Centrale e poi il Messico, forse il luogo più pericoloso per loro poiché qui, ormai da decenni, la malavita organizzata e il crimine internazionale hanno “individuato” in questa massa indifesa di essere umani una vera “risorsa” economica (tratta di persone, narcotraffico, traffico di armi, schiavitù lavorativa, prostituzione, ecc.). Al tempo stesso i vescovi analizzeranno la situazione, in buona misura inedita, negli Stati Uniti dopo la vittoria oltre un anno fa di D. Trump e dopo le misure politiche e amministrative adottate dal Presidente sulla materia.
Un grande animatore di questi incontri è mons. Garza Treviño che già nel 2015, come ricordava tempo fa l’Osservatore Romano, espresse grave “preoccupazione per il destino di migliaia di migranti”, in particolare su “tanti giovani scomparsi nel tentativo di espatriare negli Stati Uniti”. “La gente è molto preoccupata per i propri familiari e avverte un senso di impotenza nel vedere che non ci sono risvolti positivi dalle indagini svolte dalla polizia.
Ma la cosa più grave — ha proseguito monsignor Garza Treviño — è che le persone continuano a scomparire”. “In diverse occasioni, i vescovi latinoamericani di frontiera hanno ribadito la necessità di porre fine al fenomeno del sequestro e dello sfruttamento dei migranti. In occasione di un incontro a Tapachula, i presuli hanno anche stilato un documento dal titolo «No all’indifferenza al dramma della migrazione» dove si ricorda che ogni giorno “centinaia di fratelli centroamericani, nell’attraversare queste terre meridionali, subiscono estorsioni e vengono aggrediti in molti modi che mettono a rischio la loro stessa vita. Tali fatti non possono lasciare indifferenti, ma sono motivo di dolore e vergogna. La Chiesa non è indifferente a questo dramma. I costanti appelli del Papa e dei vescovi su questa realtà — hanno aggiunto — sono un richiamo alla coscienza dei cristiani e a chi deve dare alla comunità risposte efficaci. Una voce purtroppo non ascoltata, soprattutto da parte di coloro che, con le loro pratiche criminali, rendono ogni giorno più doloroso il cammino, di per sé insicuro, di tanti fratelli centroamericani. Nonostante l’impegno di molti le risposte date al fenomeno delle migrazioni sono ancora insufficienti. “Senza essere degli esperti in analisi socioeconomiche — hanno sottolineato i presuli — vediamo la grande contraddizione tra il progresso tecnologico nel mondo occidentale e l’enorme arretratezza di molte comunità, in particolare rurali e indigene. Vediamo la contraddizione tra la globalizzazione, la libera circolazione delle comunicazioni, del commercio, del denaro, e le difficoltà di ogni genere che devono superare coloro che cercano di emigrare per una vita migliore. Vediamo la contraddizione tra le promesse dei Governi e di coloro che aspirano a cariche pubbliche nelle nostre città di fronte alla realtà di miseria e disperazione soprattutto delle giovani generazioni”.