“È un onore grande nella mia vita incontrare sua santità Papa Francesco. Lascio il Vaticano più determinato che mai a perseguire la pace per il nostro mondo”. Lo ha scritto in un tweet il presidente Usa, Donald Trump, dopo l’incontro con Francesco. “Nel corso dei cordiali colloqui – informa una nota vaticana – è stato espresso compiacimento per le buone relazioni bilaterali esistenti tra la Santa Sede e gli Stati Uniti d’America, nonché il comune impegno a favore della vita e della libertà religiosa e di coscienza. Si è auspicato una serena collaborazione tra lo Stato e la Chiesa cattolica negli Stati Uniti, impegnata a servizio delle popolazioni nei campi della salute, dell’educazione e dell’assistenza agli immigrati”.
In realtà durante i 30 minuti di colloquio (la metà, se consideriamo il tempo necessario per le traduzioni) non sono bastati ad affrontare a fondo tutti questi temi ma, a quanto trapela, Francesco ha voluto ascoltare il presidente cercando punti di contatto anziché argomenti di scontro. Gli aspetti politicamente salienti sono stati infatti affrontati nei 50 minuti di dialogo tra Trump e il cardinale segretario di stato, Piero Parolin.
Dal muro al confine con il Messico (“Non può dirsi cristiano chi pensa solo ad alzare i muri e non a costruire i ponti”, aveva detto il Papa nel suo volo di ritorno dal Messico, rispondendo a una domanda su Trump), alla tentata messa al bando di tutti gli islamici degli Stati Uniti, passando dalla controriforma della Sanità per smantellare l’Obamacare e dalla proverbiale antipatia di the Donald per la lotta al cambiamento climatico (un “concetto inventato dai cinesi per impedire all’economia americana di essere competitiva”, parole sue): tanti sono i temi su cui Santa Sede e Washington si trovano su spiagge opposte.
“I colloqui hanno poi permesso uno scambio di vedute su alcuni temi attinenti all’attualità internazionale e alla promozione della pace nel mondo tramite il negoziato politico e il dialogo interreligioso, con particolare riferimento alla situazione in Medioriente e alla tutela delle comunità cristiane”.
Ma Francesco non ha mancato di fare alcune sottolineature al momento dei regali, donando a Trump – come avviene con ogni capo di Stato – i suoi tre documenti magisteriali, Evangelii Gaudium, Amoris laetitia e l’enciclia Laudato sì “sulla cura della casa comune, dell’ambiente”. Non prima di un gesto inedito e imprevisto: la consegna del suo ultimo messaggio per la giornata della pace dedicata, quest’anno, al tema della “non violenza”. E a proposito dell’enciclica sul Creato, Trump ha assicurato: “La leggerò”. Segno che probabilmente non conosceva a fondo il pensiero del pontefice e della Chiesa sull’argomento. “Non dimenticherò quello che mi ha detto”, ha aggiunto il presidente che, da parte sua, ha regalato al Papa alcuni libri di Martin Luther King, personalità che Francesco conosce bene tanto da averlo citato nel corso della sua visita al congresso Usa.
Poco dopo è arrivata dagli Usa una dichiarazione a proposito della modalità con cui Trump intende “perseguire la pace per il nostro mondo”. La proposta di una riduzione dei finanziamenti alle Nazioni Unite, renderebbe “semplicemente impossibile per l’Onu proseguire il suo lavoro essenziale nella promozione di pace, sviluppo, diritti umani e assistenza umanitaria”, ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Stephane Dujarric. I fondi stanziati dagli Usa per il mantenimento della pace internazionale scenderebbero a circa 1,5 miliardi di dollari, quasi il 50% in meno. In compenso, prima di atterrare a Roma, Trump aveva siglato contratti per l’export di armi Usa ai sauditi per un valore di 110 miliardi di dollari. Perciò non deve affatto essere stato un caso se Jorge Mario Bergoglio ha voluto donare il messaggio appello alla non violenza.