QUARTO POTERE. Odebrecht è il nome della principale azienda edile del Brasile. Ed è anche il nome della più grande rete di corruzione che il paese sudamericano abbia mai conosciuto.

Le realizzazioni immobiliari dello scandalo
Le realizzazioni immobiliari dello scandalo

Fra il 2006 e il 2014 la Odebrecht, la maggiore azienda edile del Brasile, ha mobilitato clandestinamente 3,4 miliardi di dollari con la copertura di lavori edili sovrafatturati e contratti fittizi, ed ha sborsato almeno 700 milioni di reales (220 milioni di dollari) in tangenti e donazioni elettorali non contabilizzate da diversi partiti e uomini politici brasiliani che le hanno ricevute. Non esistevano limitazioni che la Odebrecht non potesse rimuovere o agevolazioni che non riuscisse a comprare e lo dimostrano le ammissioni e le delazioni di 77 dirigenti della multinazionale che hanno deciso di vuotare il sacco. Il Brasile è scioccato dalle scoperte che quasi quotidianamente si aggiungono alle cose già sapute.

Soprannominata dai brasiliani “la delazione della fine del mondo”, le rivelazioni dei dirigenti dell’azienda che stanno parlando fanno parte di un accordo firmato con il Ministero Pubblico-Federale al fine di collaborare con le indagini dell’Operação Lava Jato (Operazione Autolavaggio) in cambio di un alleggerimento della pena. La Lava Jato, iniziata nel 2014, sta indagando su uno schema miliardario di sviamento e riciclaggio di soldi che coinvolge la Petrobrás, altre aziende edilizie e alcuni personaggi politici.

Ciò che impressiona è che tutte le deposizioni – più di 900 ore di registrazioni – mostrano come il Brasile viva sotto una cleptocrazia di dimensioni inimmaginate ma che cominciano ad essere circoscritte con sempre maggior nitidezza. L’azienda ha letteralmente comprato i vertici del governo, della Camera dei Deputati, del Senato e dei principali stati brasiliani. Ed è ancora più spaventoso il fatto che tutto ciò sia il risultato delle operazioni criminali di un’unica impresa.

Emílio Odebrecht, patriarca dell’azienda condannato a 5 anni di arresti domiciliari, ha affermato nella sua deposizione: “La storia recente del capitalismo brasiliano, sviluppatosi durante gli stessi decenni in cui la Odebrecht è nata e si è espansa, ci mostra che questa interazione fra potere pubblico e operatori privati è stata possibile solo perché entrambe le parti hanno accettato di giocare lo stesso gioco”. Dove lo scambio reciproco di favori era pratica generalizzata. Tanto è vero che otto ministri del governo Michel Temer – fra loro Eliseu Padilha e Moreira Franco, i principali collaboratori di Temer −, 24 senatori (un terzo del totale), 39 deputati, 12 governatori e quattro ex-presidenti, sono attualmente indagati.

Nella sua deposizione Marcelo Odebrecht, figlio e successore di Emílio, condannato a 19 anni di prigione, parla del settore delle Operações Estruturadas, nome ufficiale della divisione per le tangenti dell’azienda edile creata nel 2007: “Questa storia che io sono un grande donante, che cos’è in fondo? Alla fin fine si tratta di aprire porte. Tutto ciò che chiedevo generava un’enorme aspettativa di ritorno”, ha spiegato Marcelo Odebrecht. Il dirigente riferisce che c’erano due tipologie di tangenti: “l’impegno esplicito”, quando il politico in questione si faceva pagare palesemente per un servizio, e la “aspettativa di contributo”, quando il politico offriva un servizio non retribuito, chiarendo però fin da subito di aspettarsi in cambio una qualche forma di compenso.

Il successo della Odebrecht stava proprio nella sua attuazione “sovrapartitica”. Sia il governo che l’opposizione ne beneficiavano. Donazioni e tangenti remuneravano chi era stato al potere, chi lo deteneva e chi aveva aspettative di accedervi. Nel Congresso Nazionale, per esempio, otto degli ultimi undici presidenti compaiono nella lista dei cooptati dall’azienda. La logica era semplice: l’impresa voleva avere buoni rapporti con tutti in modo tale da non doversi preoccupare di chi ci fosse al comando del paese, avrebbero comunque avuto sempre le porte aperte per i loro interessi. Il Partito dei Lavoratori (Partido dos Trabalhadores, PT) nel governo federale e il Partito della Social Democrazia Brasiliana (Partido da Social Democracia Brasileira – PSDB) nei governi statali sono stati i principali partner, insieme al Partito del Movimento Democratico Brasiliano (Partido do Movimento Democrático Brasileiro, PMDB) che comanda e detiene la maggioranza nel Congresso da 30 anni. Con il loro aiuto, la Odebrecht ha interrato due Commissioni parlamentari d’inchiesta sulla Petrobrás e garantito le sue esigenze quanto a leggi favorevoli.

Personaggi coinvolti. Le delazioni preannunciano grandi dolori di testa per il presidente Temer. Uno dei principali dirigenti della Odebrecht, Márcio Faria, agli arresti domiciliari, ha raccontato di una riunione nel 2010, tenutasi nell’ufficio politico di Temer a San Paolo, durante la quale l’attuale presidente “benedisse” un negoziato che portò al pagamento di 40 milioni di dollari in tangenti al PMDB. Ha poi raccontato di un’altra riunione, del 2014, nella residenza ufficiale dell’allora vice-presidente, nella quale venne stabilito un ulteriore versamento di 10 milioni di reales (3,2 milioni di dollari). Per il momento, le due accuse non avranno ripercussioni giuridiche grazie alla protezione legale di cui gode il presidente che non può essere indagato nell’esercizio del suo incarico per atti antecedenti la presidenza che ricopre. Tuttavia rappresentano una chiara fonte di imbarazzo per il governo in carica.

Anche il PT e l’ex presidente Lula sembrano coinvolti dalle delazioni. Marcelo Odebrecht ha confermato il trasferimento clandestino di 300 milioni di reales (95 milioni di dollari) al PT negli ultimi anni. Aggiungendo anche che esisteva un conto bancario destinato esclusivamente alle necessità dell’ex presidente. Il saldo arrivò a 40 milioni di reales (12,5 milioni di dollari). Inoltre, secondo il delatore, la Odebrecht ha finanziato la ristrutturazione del luogo frequentato dall’ex presidente ad Atibaia, un’area interna dello stato di San Paolo, ha messo a disposizione dei jet ed ha supportato gli affari della famiglia Lula da Silva. In cambio di questo suo “sostegno”, chiese poi a Lula di promuovere un avvicinamento fra i dirigenti dell’impresa e la presidente Dilma Rousseff. Lula accettò, in cambio di alcuni favori per l’azienda di suo figlio minore, cosa che avvenne, stando alle deposizioni del delatore. Anche prima della delazione che lo coinvolge, Lula era già imputato in cinque processi, accusato di riciclaggio di denaro, traffico di influenze e di aver ricevuto tangenti, oltre alle accuse di associazione criminale e tentata ostruzione della giustizia. Lula ha appena iniziato le deposizioni davanti al magistrato Sérgio Moro e il suo rinvio a giudizio è dato come imminente.

Aécio Neves, presidente del PSDB – principale partito di opposizione durante il governo del PT – e secondo alle ultime elezioni presidenziali, risulta coinvolto. Il delatore Henrique Valadares, ex direttore della Odebrecht, ha affermato che fra il 2009 e il 2011 l’azienda ha sborsato 45 milioni di reales (15 milioni dollari) a Aécio, allora governatore dello stato di Minas Gerais, in cambio di un suo appoggio nella costruzione di due centrali e della Città Amministrativa, a Belo Horizonte, monumento della sua gestione nel governo di Minas. Anche altri esponenti del partito, come il senatore José Serra e il governatore di San Paolo, Geraldo Alckmin, compaiono nelle deposizioni pur con profili di minor gravità.

La catena di delazioni del caso Odebrecht puntano il dito anche verso le campagne elettorali degli ex presidenti Fernando Henrique Cardoso (PSDB) e Dilma Rousseff (PT), accusati di aver ricevuto donazioni illegali e di aver pagato tangenti del valore di 800 mila reales (250 mila dollari) all’ex presidente Fernando Collor.

Indignazione. Tra i brasiliani monta un’indignazione crescente e si fa largo una sfiducia profonda verso i politici e le leggi. C’è la percezione che esista un abisso fra l’opinione pubblica e il sistema politico e che non ci sia affatto un progetto serio per il paese. Persiste ancora la desolazione, lo scetticismo e la disperazione nei confronti del PT e di Lula – attualmente l’ex presidente è il politico più rifiutato del paese, con un indice del 45%, secondo l’istituto di sondaggi Datafolha, nonostante egli sia ancora in testa nella corsa alla candidatura per le elezioni presidenziali del 2018 con il 30% delle intenzioni di voto. Oltre a ciò il Brasile si ritrova spaccato a metà, senza dialogo fra coloro che sostengono la messa in atto di punizioni severe per Lula e per il PT e coloro che pensano che non sia altro che un’operazione orchestrata per mettere fine al partito dei lavoratori. Sono le ferite più grandi dello scandalo.

Traduzione dal portoghese di Claudia Lorenti

Prossimo articolo:

I TENTACOLI DI ODEBRECHT IN AMERICA LATINA

Torna alla Home Page