In Colombia, la Santa Sede e il Papa continueranno ad offrire appoggio e sostegno al processo di pace in corso dopo la tappa fondamentale della firma degli Accordi del 23 giugno scorso e in Venezuela il Vaticano è aperto come sempre ad accogliere le richieste che possono aiutare a superare la lunga crisi che vive il Paese. In sintesi questi sono i concetti che mons. Paul R. Gallagher, Responsabile vaticano per i rapporti con gli altri Stati, ha espresso ieri in un’intervista rilasciata all’agenzia AFP. Nel caso della Colombia si tratta di una prima volta. Dal Vaticano non erano mai arrivati commenti specifici dopo gli Accordi con la sola eccezione di quanto Papa Francesco aveva detto, il 24 giugno, sull’aereo che lo portava in Armenia. Allora, Papa Francesco, si era limitato a sottolineare: «Io sono felice di questa notizia che mi è arrivata ieri: più di 50 anni di guerra, di guerriglia, tanto sangue versato… E’ stata una bella notizia e mi auguro che i Paesi che hanno lavorato per fare la pace e che danno la garanzia che questo vada avanti, “blindino” questo a tal punto che mai si possa tornare, né da dentro né da fuori, a uno stato di guerra. E tanti auguri per la Colombia che adesso fa questo passo».
Mons. Gallagher ha definito l’Accordo in Colombia una “tappa (…) da consolidare (…) con misure di fiducia”. Nell’esprimere la soddisfazione e l’allegria della Sede Apostolica per la fine di questo orrendo conflitto interno, con oltre 220mila morti in mezzo secolo, il diplomatico vaticano ha lanciato un auspicio: “Un accordo finale entro un tempo ragionevole”, ha detto e poi ha aggiunto: “La Sede Apostolica è stata coinvolta sul piano diplomatico e ha fornito sostegno e incoraggiamento, ma non ha preso parte direttamente ai negoziati”.
Dopo aver rivolto un pensiero alle tante vittime di questa guerra interna e pensando ai tanti dolori e lutti, a milioni di sfollati (si calcola che sono oltre 6 milioni), mons. Gallagher ha precisato: “Le prospettive di un Accordo tra le FARC e il Governo, così come con altri gruppi guerriglieri, sono ancora questioni che generano dibattiti nella società. Ci sono molte persone che non sono convinte del tutto. Perciò è necessario consolidare il processo, prendere le misure che consentano ristabilire la fiducia con azioni positive”. Insistendo sul bisogno di “guarigione” delle ferite delle parti, mons. Gallagher ha aggiunto: “Non sarà facile. Occorre conquistare i cuori e le menti e dare inizio ad un nuovo processo seppure sarà necessario un tempo molto lungo”. Infine, sul possibile viaggio del Papa in Colombia nel 2017, come auspicano i vescovi, il governo e i colombiani, che già si preparano per ricevere il Santo Padre, mons. Gallagher non si è pronunciato specificando: “Dobbiamo studiare quando, con quali condizioni e se è appropriato”.
Per quanto riguarda l’altra crisi, drammatica e sempre più complessa, quella in Venezuela, mons. Paul R. Gallagher ha voluto ribadire concetti espressi in questi giorni da parte di mons. Aldo Giordano, Nunzio a Caracas. “La Santa Sede è molto preoccupata per le sofferenze della gente comune (…) e perciò è disponibile a dare risposta a ogni richiesta proveniente dal Paese. Abbiamo provato diverse iniziative. Il Santo Padre ha scritto diverse volte al Presidente Nicolás Maduro. Il nostro Nunzio è molto attivo e ha il rispetto di tutte le parti. Stiamo facendo tutto ciò che è possibile per promuovere il dialogo. Mi auguro di poter visitare il Venezuela e scoprire che molti problemi sono stati già affrontati e sono state individuate soluzioni a beneficio di tutti”, ha concluso mons. Gallagher che, come è ben noto, aveva in programma una visita in Venezuela per la consacrazione episcopale di un nuovo Nunzio, monsignor Escalante, dal 24 al 29 maggio scorso, visita che poi è stato costretto a sospendere. Il 19 maggio le autorità ecclesiastiche del Venezuela comunicarono: “Monsignor Gallagher si è visto obbligato ad annullare il suo viaggio “(…) “per motivi che non dipendono dalla Santa Sede”.