Un documento di inusuale durezza contro il presidente del Nicaragua Daniel Ortega e il suo governo quello sottoscritto e diffuso in questi giorni da un gruppo di intellettuali in buona parte militanti attivi o simpatizzanti del sandinismo in tempi passati. Sullo sfondo ci sono le elezioni legislative di novembre e la preoccupazione che vengano manipolate da un sistema elettorale che doveva essere riformato e non lo è stato.
Il manifesto del “Grupo 27”, dal numero dei primi sottoscrittori, si intitola “Non permettiamo che una minoranza sequestri la Nazione” (No permitamos que una minoría secuestre a la Nación). Le due pagine di testo pubblicato in Nicaragua dal quotidiano La Prensa recano, tra le altre, la firma di Ernesto Cardenal e Gioconda Belli, sacerdote ed ex ministro dei primi governi sandinisti il primo, esiliata da Somoza poi titolare di varie cariche all’interno del governo rivoluzionario sandinista fino al 1994 la seconda. “Le elezioni generali previste per la prima domenica di novembre devono realizzarsi in assoluta libertà” si legge nell’appello “senza coercizioni o abusi di sorta, garantendo uguaglianza di condizioni per i contendenti e un conteggio dei voti onesto e trasparente”.
Il manifesto dei 27 ricorda le denunce di frode elettorale presentate nelle elezioni del 2008 e 2011, entrambe vinte da Daniel Ortega, e osserva che “il sistema elettorale così com’è oggi è messo seriamente in discussione tanto a livello nazionale come internazionale”. Il documento qualifica il tribunale elettorale vigente in Nicaragua come “un meccanismo disegnato per la frode”, controllato in tutto e per tutto dal gruppo al governo: “A sei mesi dalle elezioni il governo non ha ancora invitato gli organismi di monitoraggio nazionale e neppure le missioni dell’Unione Europea, l’Organizzazione degli Stati Americani e il Centro Carter le cui raccomandazioni per migliorare il sistema elettorale formulate nel 2008 e 2011 non sono state prese in considerazione”.
Particolarmente severo il giudizio sul governo del presidente Daniel Ortega “excluyente, corrupto y violento” si legge nel testo, cui viene rimproverato di aver concesso ad una società cinese la realizzazione di un canale interoceanico sul territorio nazionale.
“E’ stato imposto un modello economico che favorisce solo alcuni”; il debito estero è passato dai 4.700 milioni di dollari del 2006 agli attuali 10.500 milioni mentre la sottoccupazione è aumentata dal 65 al 80 per cento e persistono alti indici di povertà e pochi investimenti in educazione e salute.
L’appello dei 27 si conclude con una prospettiva allarmante: “Se le attuali circostanze non cambieranno si chiuderanno i canali democratici e si incoraggerà il ritorno allo scontro violento com’è successo tante volte durante la nostra tragica storia”.