Negativo. Non sono di Camilo Torres i resti esumati tre mesi fa nel cimitero del municipio colombiano di Bucaramanga. La sentenza è arrivata da Washington, per bocca del magistrato che aveva disposto il disseppellimento, mettendo poi in mano ai periti di medicina legale quel che rimaneva del guerrigliero in forza all’ELN morto nel suo primo scontro con l’esercito nel febbraio del 1966. “Dopo aver fatto tutti gli esami del DNA si è potuto stabilire che i resti della persona inumata non sono quelli di Camilo Torres ma di Mario Belarmino Cáceres Dueñas, com’era scritto sulla lapide” ha sentenziato impietoso il procuratore Jorge Fernando Perdomo che ha anche chiarito con un pizzico di puntiglio tutto forense che “gli studi realizzati hanno un grado di precisione del 99,99 %”.
Dunque il mistero continua e chi potrebbe risolverlo con facilità, il generale Álvaro Valencia Tovar, che interrò i resti mortali del guerrigliero per evitare che la tomba si converta in luogo di pellegrinaggio, è morto nel 2014. In un’intervista del 2007 alla rivista colombiana Semana e al quotidiano El Tiempo ebbe il tempo di dire che il corpo del sacerdote venne riesumato tre anni dopo la sua sepoltura, e che i resti vennero raccolti in un’urna per essere trasportati nel cimitero della città colombiana di Bucaramanga, dove fu creato il camposanto militare della Quinta Brigata e dove sono state condotte le ultime infruttuose ricerche. Il militare però non rivelò l’esatta posizione.
Tutto sarebbe rimasto sepolto sotto le ceneri pietose del tempo se a gennaio, in occasione del cinquantenario dalla morte, proprio la formazione che lo ospitò tra le sue fila per la più breve militanza che la storia ricordi non reclamasse la restituzione del corpo e della dignità sacerdotale come una prova di buona volontà al governo colombiano per iniziare un negoziato formale che avrebbe dovuto portare i suoi 1500 militanti armati al disarmo alla stregua delle Farc. La prova di buona volontà c’è stata, il presidente Juan Manuel Santos ha dato luce verde, e con l’ausilio di documenti d’archivio e materiali giornalistici dell’epoca le ricerche si sono concentrate in quello che si riteneva essere il luogo della sepoltura di Camilo Torres.
Niente da fare, chi si era affrettato a celebrarne il ritrovamento e aveva già iniziato a costruire il mausoleo per tramandarne ai posteri la memoria dovrà aspettare ancora. Quanto? Non molto a detta del magistrato che per ora ha congelato gli ardori di amici e ammiratori del membro più illustre dell’ELN. Tanto il dottor Perdomo come l’Istituto colombiano di medicina legare sono convinti che sarà solo questione di tempo e che i resti si trovino proprio nel cimitero che per il momento li occulta tra migliaia di altre salme.