Le dichiarazioni dell’ex colonnello dell’esercito boliviano Roberto Meleán non sono rimaste senza conseguenze (Ecco chi uccise il gesuita Espinal ). L’alto ufficiale aveva fatto i nomi degli autori materiali e intellettuali dell’omicidio di Luis Espinal, il sacerdote spagnolo torturato e ucciso nel marzo del 1980 in Bolivia, durante la dittatura del generale Luis García Meza (1980-81). Nella sua visita in Bolivia Papa Francesco aveva sostato in preghiera nel luogo in cui venne ritrovato il corpo. Adesso, a distanza di due settimane dalla denuncia di Meleán, la giustizia boliviana ha annunciato di voler convocare i militari chiamati in causa, o almeno quelli reperibili e ancora in vita, per raccogliere le loro dichiarazioni. Meleán, detenuto nel carcere di Chonchocoro per la sparizione di uno studente, aveva a sua volta dichiarato di aver ottenuto l’informazione dal colonnello Freddy Q, anch’egli recluso nello stesso carcere, poi deceduto. Tra i nomi fatti da Meleán c’è anche quello di un ex comandante della Forza aerea boliviana, Jaime N., che avrebbe chiesto la morte di Espinal perché non pubblicasse un reportage su un atto di corruzione che lo implicava. Meleán ha coinvolto quali esecutori del crimine altri quattro ufficiali dell’esercito, Carlos U., Javier H., Carlos E. e il fratello di quest’ultimo.
Non si sa chi sia ancora in vita, ma alcuni nomi coincidono con i nomi rivelati dallo stesso ex presidente García Meza in uno dei processi a suo carico, come autori di un massacro di studenti avvenuto nel gennaio del 1981.