Dopo Raúl Castro, che di messe ne ha prese più di una durante il recente viaggio papale a Cuba e che ha anche affacciato la possibilità di una conversione se Francesco avesse continuato con la sua predicazione nei termini in cui lo veniva facendo, tocca al collega Evo Morales inginocchiarsi davanti all’altare al momento della consacrazione. Lo ha rivelato lo stesso presidente boliviano due giorni fa. Di aver assistito alla sua prima messa dopo 40 anni di astinenza e di averlo fatto domenica scorsa nel suo paese natale, Orinoca, un villaggio andino a 500 chilometri da La Paz. L’occasione che ha portato l’ex cocalero nella piccola chiesa di campagna di alta quota è stata la festa patronale di San Francesco.
Evo Morales ha anche fatto conoscere l’intenzione che ha elevato a Dio nell’occasione: “Ho pregato per la vita di Papa Francesco, perché la sua lotta per l’uguaglianza e la solidarietà e contro il sistema capitalista finisca bene”. Evocando i timori già espressi in altra occasione che qualcosa di brutto possa succedere al pontefice in esercizio. “Sono venuto a pregare il nostro Santo patrono San Francesco di Assisi per la vita di nostro fratello papa Francesco, che ci accompagna nella lotta per la pace e la giustizia sociale” ha ribadito, questa volta davanti ai microfoni di una radio.
Il presidente indigeno si è anche professato personalmente devoto del “santo dei poveri e dei carenziati” a cui ha detto di essersi raccomandato per ricevere “sapienza per farla finita con la povertà estrema” in Bolivia e poter ridurre “la povertà media”.