La prima sosta del viaggio boliviano di luglio Papa Francesco l’aveva dedicata a lui. Sulla strada per La Paz, Begoglio si fermò per pregare nel luogo in cui avevano ritrovato il corpo di Luis Espinal Camps, il sacerdote gesuita torturato e ucciso a La Paz il 21 marzo del 1980, durante la dittatura del generale Luis García Meza. «Mi sono fermato qui per salutarvi e soprattutto per ricordare un nostro fratello, vittima di interessi che non volevano che si lottasse per la libertà della Bolivia. Padre Espinal ha predicato il vangelo e questo vangelo ha dato fastidio. Per questo lo hanno eliminato», aveva detto Francesco in quell’occasione.
Oggi, pochi mesi dopo le parole pronunciate dal Papa nel paese andino e a 25 anni da quel crimine che era rimasto impunito, potrebbe finalmente conoscersi chi ha voluto la morte del gesuita.
Roberto Meleán, un colonello dell’esercito condannato a 30 anni per crimini commessi durante la dittatura, attraverso il suo avvocato ha infatti fatto sapere che questo martedì rivelerà chi fu ad ordinare l’omicidio del religioso spagnolo.
Secondo l’avvocato Frank Campero – legale anche dell’ex dittatore Garcia Meza – l’assassino di Espinal sarebbe un colonnello delle Forze Armate tuttora in libertà. L’uomo ha detto che hanno indizi sufficienti, che saranno consegnati alle autorità perché inizino le indagini.
L’avvocato del colonnello ha chiamato inoltre il padre Xavier Albó, vecchio amico e collaboratore di Espinal, per fornire maggiori chiarimenti sulla vicenda che si celerebbe dietro alla morte del sacerdote: la denuncia che Espinal – dalle pagine del settimanale d’inchiesta “Aquí”, che lui stesso aveva fondato – intendeva fare della compravendita illegale di aerei militari.
Espinal, spagnolo di nascita, venne inviato in Bolivia come missionario nel 1962, dove lavorò alla tutela dei diritti umani e ai diritti dei lavoratori. Poeta, giornalista e cineasta fu capace di guadagnarsi l’affetto della popolazione, partecipando in prima persona alle lotte sociali, come quando aderì allo sciopero della fame durante le proteste dei minatori del 1977.
E per una specie di filo rosso che lega le morti di religiosi durante le dittature latinoamericane, l’omicidio di Espinal si consumò a due giorni di distanza da quello di un altro celebre sacerdote morto “per predicare il Vangelo” – per usare le stesse parole che il Papa ha dedicato a Espinal -: quell’Oscar Arnulfo Romero recentemente beatificato da Francesco.