Nessuno tocchi il mate. È stata repentina la reazione dell’Uruguay –primo consumatore al mondo- che attraverso il “Gruppo interdisciplinare della Yerba Mate e Salute” dell’Universidad de la República (Udelar), si è già mosso per richiedere alla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di rivedere la classificazione del 1991 che includeva l’infuso tra le bevande “potenzialmente cancerogene”. “Non c’è alcuna prova che dimostri che il consumo di mate produca cancro”, ha tuonato Nelson Brasesco, ricercatore di biofisica a capo del Congresso Sudamericano di Yerba Mate.
Secondo l’esperto –e molti qui la pensano come lui- la questione, tornata al centro del dibattito dopo un recente articolo, “ha stancato”. Da qui la decisione di elaborare un documento per richiedere la revisione formale della infausta sentenza. Brasesco ha detto che l’unica prova esistente è che l’acqua troppo calda “alla lunga potrebbe provocare un tumore”, sottolineando come comunque questo dato dovrebbe valere per qualunque bevanda che si beva ad alte temperature. “Il mate si beve a una temperatura tra i 70 e gli 80 gradi, che diminuiscono nel tempo, risultando meno pericoloso che l’esposizione al caffè o al tè”, ha rilevato.
L’Uruguay è il primo consumatore mondiale del mate, seguito dall’Argentina che è invece il primo produttore e dove nel 2013 è stato dichiarato per legge “infuso nazionale”. Il rapporto dell’OMS ha causato levate di scudi anche nel paese del Papa, altro celebre consumatore della bevanda. Si calcola che gli argentini bevano circa 100 litri di mate a testa all’anno, il triplo rispetto a vino e birra. Ma gli uruguaiani doppiano questa cifra.
La bevanda è popolare, seppure in minor misura, anche in Paraguay, parti del Brasile, Bolivia, Cile e anche in Libano e Siria, quest’ultimo paese principale importatore.
Il rito del mate non ha nulla da invidiare a quello del celebre asado sudamericano. In Sudamerica il mate viene spesso bevuto in gruppo e consumato in tutte le classi sociali. L’infusione si prepara in un recipiente tradizionale di zucca secca (“mati” in lingua quechua) riempito con la yerba e in cui si versa l’acqua calda. Dopodiché si beve attraverso una cannuccia metallica.
Bere mate è prima di tutto un fatto culturale, un rito. Ci vuole ben altro che l’OMS perché da queste parti smettano di farlo.