MAMMA ANTULA, la laica degli esercizi spirituali che il Papa vorrebbe vedere sugli altari

Luisa Sánchez Sorondo, discendente di “Mama Antula” con il marito e i figli. Di fianco la lettera manoscritta del Papa
Luisa Sánchez Sorondo, discendente di “Mama Antula” con il marito e i figli. Di fianco la lettera manoscritta del Papa

“Desidero anch’io la rapida beatificazione di Maria Antonia” ha scritto Papa Bergoglio che informa il destinatario di aver “fatto già varie gestioni presso la Congregazione per le cause dei santi” in questo senso. La lettera manoscritta l’ha ricevuta alcuni giorni fa una discendente della candidata agli altari, Luisa Sánchez Sorondo, che il Papa aveva già incontrato a Roma il 19 marzo, il giorno della messa di inizio del pontificato. Quel giorno, ricorda il portale argentino Valores Religiosos, si vede Francisco che solleva e bacia suo figlio di poco più di un anno di età.

Luisa Sánchez Sorondo in questi giorni si trova a Santiago del Estero, la provincia della menzionata Maria Antonia. “Siamo venuti soprattutto per fare quello che ci ha chiesto [il Papa]: diffondere la causa”.

L’interessamento di un Papa per un probabile futuro Santo non è inusuale. Peraltro il decreto per la beatificazione di “Mama Antula”, com’è conosciuta popolarmente Maria Antonia, l’ha firmato Benedetto XVI nel maggio 2010. Interessante è vedere di chi si tratti la beata e le caratteristiche umane e spirituali della sua figura storica.

María Antonia de Paz y Figueroa, questo il nome di battesimo come risulta nel registro civile, è una laica consacrata che ha passato la vita in una povera regione del nord-est argentino promuovendo esercizi spirituali. Sin da giovane, ancora quindicenne, “Mama Antula” si avvicina ai missionari della Compagnia di Gesù che si trovavano a Santiago del Estero e con loro si dedica ad organizzare esercizi spirituali secondo lo spirito ignaziano. Le cronache allegate ai materiali della causa di beatificazione annotano che riunì attorno a sé un gruppo di ragazze che facevano vita comune, pregavano, realizzavano opere di carità e collaboravano con i sacerdoti gesuiti. In poco tempo “Mama Antula” organizzò otto gruppi di 300 persone indigenti ciascuno, che manteneva con le elemosine.

Quando i gesuiti vennero espulsi dall’Argentina, nel 1767, “Mama Antula” percorse l’intero nord argentino – San Luis, Jujuy e Córdoba – prendendosi cura delle loro opere. Portava con sé solo una croce di legno, simbolo di austerità e amore a Cristo. In una lettera del 1788, Ambrosio Funes, vicerè di Navarra e capitano generale di Cuba e della Catalogna, annotò che in otto anni “Mama Antula” aveva fatto esercizi spirituali per 70.000 persone. Di qui la necessità di ottenere una casa dedicata alla predicazione; il proposito si realizzò quando la futura beata ottenne tre parcelle di terreno in donazione, sui quali edificò la prima casa di esercizi.

L’importanza assegnata agli esercizi dal vescovo di Buenos Aires in quegli anni, monsignor Sebastián Malvar y Pinto, è all’origine di una sua disposizione al clero, quella che “nessun seminarista venisse ordinato senza che prima la beata certificasse il comportamento del medesimo negli esercizi”. Col che veniva assegnato a María Antonia un ruolo significativo nella chiesa argentina di allora.

Nel 1779 “Mama Antula” parte per Buenos Aires dove vive vent’anni e fonda la locale Casa degli esercizi spirituali, tuttora esistente e funzionante. Le cronache annotano che era molto devota a San Gaetano, il santo del pane e del lavoro, e a San Giuseppe. Muore il 7 marzo del 1799 nella stessa casa che aveva creato. Le spoglie sono oggetto di venerazione nella Chiesa di Nuestra Señora de la Piedad della capitale.

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