Gli esami sono finiti e il referto è pronto. Ma dovrà prima passare per le mani dei familiari poi a quelle della stampa, e all’opinione pubblica attraverso di essa, che la prossima settimana, finalmente, saprà se Pablo Neruda è stato assassinato, come sostiene l’autista Manuel Araya, o è morto per il cancro alla prostata che lo affliggeva negli ultimi anni della sua vita.
L’avvocato e cugino di Neruda, Rodolfo Reyes, ha confermato che il laboratorio della Carolina del Nord, dove i resti erano stati inviati dopo l’esumazione avvenuta lo scorso mese di aprile, ha finito il suo lavoro e lo consegnerà in questi giorni ai congiunti ancora in vita e alle parti in causa nella denuncia giudiziaria sulla morte del poeta cileno. La notizia dell’imminenza del responso arriva il giorno della nascita di Neruda, il 12 luglio 1904, mentre sull’Isola Negra, in Cile, ad un centinaio di chilometri da Santiago dove risiedeva, gli amici hanno ricordato il suo compleanno numero 109 a 40 anni dalla morte, avvenuta il 23 settembre 1973.
Quelle che si conosceranno a giorni sono le risultanze delle prove tossicologiche, e diranno se nell’organismo di Neruda fossero presenti sostanze tossiche non legate al trattamento medico cui veniva sottoposto nella clinica Santa Maria di Santiago del Cile. Gli accertamenti eseguiti negli Stati Uniti non sono gli unici. Dei campioni ossei sono stati inviati anche in Spagna, alla Facoltà di Scienze e tecniche forensi dell’Università di Murcia, ma ancora non si sa se confermeranno o no gli esami in arrivo.