La rivista americana Rolling Stone ha scelto Victor Jara come uno dei 15 musicisti più ribelli di tutti i tempi, la giustizia cilena, intanto, ha disposto il processo contro il colonnello Hugo Sánchez Marmonti e il tenente Pedro Barrientos ritenuti colpevoli di omicidio, con un pugno di altri accusati. Il presunto assassino materiale del cantautore, l’uomo che lo avrebbe prima insultato poi crivellato di colpi (ben quaranta secondo una autopsia postuma) risiede negli Stati Uniti, nella città di Daytona. In questi giorni un gruppo di parlamentari cileni ha chiesto al presidente Sebastián Piñera di sollecitare a Barak Obama la sua estradizione.
Le testimonianze riunite dalla Fondazione Jara hanno ricostruito gli ultimi giorni di vita del musicista. Il giorno del colpo di stato di Pinochet, l’11 settembre del 1973, Victor Jara camminava per i corridoi dell’ Universidad Técnica del Estado dove dettava corsi di musica. Era arrivato presto, precisano degli amici sopravvissuti. I carri armati circondarono l’Università, i soldati fecero irruzione all’interno, e Victor Jara fu portato allo stadio Cile con altri 600, tra studenti, professori e funzionari. Versioni depositate da testimoni riferiscono delle torture che subì. Gli vennero strappate le unghie e spezzate le dita delle mani. Il 15 settembre fu assassinato da un ufficiale conosciuto come “Il Principe”, che secondo alcuni corrisponde a Pedro Pablo Barrientos, di cui si chiede ora l’estradizione.