C’è già che lo annovera tra i miracoli di madre Laura Montoya, beatificata all’inizio del mese da papa Francesco alla presenza del presidente colombiano Manuel Santos. Quello appena annunciato dai negoziatori che da sei mesi discutono a Cuba i termini di un accordo generale tra governo e FARC è un passo di enorme importanza. Il primo dei cinque in agenda. Del resto la questione agraria è stata la ragione d’essere delle FARC, che vennero fondate nel 1964 con un documento che poneva al centro proprio “Il programma agrario del guerrigliero”. L’accordo raggiunto dai negoziatori avrà come pietra d’angolo il contadino individuale, il più povero, ha sottolineato lo stesso capo delegazione del governo Humberto la calle che lo definito “storico. Le pagine del testo finale disegnano un dispositivo che prevede la creazione di un fondo di terre da consegnarle a chi non ne ha. Verranno anche formalizzati i titoli di proprietà, sarà creata una giurisdizione agricola per proteggere i contadini e modernizzare il catasto, un compito pendente da almeno 30 anni. L’accordo annuncia anche l’elaborazione di piani per supplire alle deficienze in materia di educazione, casa e infrastruttura nelle campagne.
L’accordo non ha risolto tutte le questioni che erano state messe sul tavolo. Tanto i negoziatori della guerriglia come quelli del governo hanno messo in chiaro che “vengono fatti salvi aspetti puntuali che necessariamente dovranno essere ripresi”. Ma il consenso raggiunto “è troppo importante” ha detto il negoziatore capo delle FARC Rodrigo Granada, e basta per togliere di mezzo in primo punto di conflitto e passare al secondo già da martedì 11 giugno: lo spinoso tema della partecipazione politica, su cui erano già naufragati in tentativi di pace avviati da governi precedenti.