Il Viaggio Apostolico che il Pontefice si appresta a compiere in Colombia il prossimo settembre comincerà nella capitale, Bogotá. Qui Francesco giungerà nel pomeriggio di mercoledì 6 settembre e si tratterà per tutto il giorno seguente; dalla capitale il Papa si sposterà poi per andare a visitare le altre città del paese – Villavicencio, Medellin e Cartagena – prima di fare ritorno in Italia, lunedì 11 settembre. Altri due Papi hanno già visitato Bogotá: Paolo VI, dal 22 al 25 agosto 1968 e poi s. Giovanni Paolo II nel 1986, dal 1° al 3 luglio. Mentre Papa Montini visitò solo la capitale Papa Wojtyla visitò invece 12 località dal 1° all’8: Bogotá, Chiquinquirà, Tumaco, Cauca, Cali, Chinchiná, Pereira, Medellín, Armero, Bucaramanga, Cartagena e Barranquilla.
Bogotá ‒ ufficialmente Santa Fe de Bogotá ‒ è la capitale della Repubblica di Colombia, capoluogo del dipartimento di Cundinamarca e costituisce anche un Distretto speciale. La città è situata nella Cordigliera Orientale a 2.640 m di altitudine, quasi al centro del paese, all’estremità meridionale di un vasto altopiano (la Savana di Bogotá) che in tempi antichi era occupato da un lago. Il clima è umido, data la posizione della città poco a nord dell’Equatore, ma temperato dall’altitudine. Con il nome di Santa Fe de Bogotá ‒ soltanto dal 1811 al 1991 la denominazione ufficiale fu semplicemente Bogotá ‒ venne fondata dallo spagnolo Gonzalo Jiménez de Quesada nel 1538, al posto della città principale degli indi Chibcha, che si chiamava Bacatá: gli Spagnoli distrussero la città indigena e ne costruirono un’altra secondo lo stile europeo. Il nome della città indigena significava “termine dei campi”: la città sorgeva, infatti, al margine dei terreni dell’altopiano, fertili e coltivati intensamente dai Chibcha. Bogotá diventò presto importante, tanto che già nel 1572 aveva una prima università ‒ oggi sono una decina ‒ e nel secolo seguente era ormai il centro culturale principale delle colonie spagnole d’America, tanto che quando Alexander von Humboldt, il famoso esploratore e naturalista tedesco, la visitò assieme alla regione dal 1800 fino al 1804, la denominò Atenas sudamericana, o “Atene d’America”, per le sue istituzioni culturali e scientifiche, tra le quali vi era il primo Osservatorio astronomico del Sudamerica fondato da José Celestino Mutis. Nel 1717 Bogotá era la sede del vicereame spagnolo di Nuova Granada, che comprendeva gli attuali territori di Panama, Venezuela, Colombia ed Ecuador.
Quando la Nuova Granada divenne indipendente (1819) e costituì la Federazione della Grande Colombia, che da principio comprendeva lo stesso territorio, Bogotá ne rimase la capitale e cuore intellettuale: il movimento per l’indipendenza si era infatti sviluppato proprio nei suoi ambienti colti e sensibili all’Illuminismo europeo. Tuttavia l’esperimento federale della Grande Colombia durò pochi anni, dall’indipendenza al 1831, e dal suo scioglimento presero vita i tre stati odierni di Colombia, Ecuador e Venezuela.
Con l’avvento del XX secolo Bogotá conobbe un grande sviluppo, urbanistico e industriale, che subì una battuta d’arresto verso il 1948, quando la Colombia intera precipitò nell’incubo della guerra civile. La dittatura militare degli anni cinquanta, diretta dal generale Gustavo Rojas Pinilla, contribuì a un ulteriore sviluppo cittadino, principalmente con la costruzione dell’Aeroporto Internazionale El Dorado e del Centro Internacional, ultramoderno per l’epoca. A partire dagli anni novanta, la città sperimenta cambiamenti importanti sotto le amministrazioni dei sindaci Antanas Mockus e Enrique Peñalosa, soprattutto con la costruzione del sistema di trasporti di massa TransMilenio. Il grande sviluppo del secolo scorso ha fatto balzare la popolazione dai 100.000 ai 6.850.000 abitanti (quasi 7.450.000 considerando anche i sobborghi) trasformando la città nel principale centro economico della Colombia, soprattutto per le attività commerciali e finanziarie, ma anche per le industrie: alimentari, chimiche, tessili, della gomma e meccaniche. La sua importanza culturale è notevole, sia per le università, sia per le istituzioni culturali, in particolare il famoso Museo de oro, che conserva circa 33.000 oggetti d’oreficeria di civiltà precolombiane. La città si allunga in senso est-ovest, con una rete viaria a scacchiera che segue l’orientamento della Cordigliera: le strade parallele alle montagne hanno il nome di carreras, mentre quelle perpendicolari si chiamano calles. Anche se delle costruzioni più antiche è rimasto molto poco, dato che Bogotá fu quasi rasa al suolo da un terremoto nel 1827, il centro della città conserva l’impianto e l’aspetto tipici delle città coloniali spagnole e alcuni edifici interessanti: la cattedrale, la cappella del Sagrario, il Teatro Colón; i quartieri più recenti somigliano, invece, alle città nordamericane. Così, le strade strette, le basse case bianche, i patii fioriti e i balconi con ringhiere in ferro battuto, nel centro, contrastano con le lunghe strade a più corsie sulle quali si affacciano grattacieli e palazzi moderni, in periferia. Dagli anni Cinquanta del Novecento in poi, soprattutto a sud del centro storico, sono sorti anche alcuni quartieri ‘informali’, a volte vere baraccopoli.