Ci risiamo! Subito dopo l’elezione del cardinale Jorge Mario Bergoglio, per lunghi fastidiosi mesi, in Argentina, dall’allora Presidente Cristina Kirchner fino all’ultimo possibile interessato, si provò in ogni modo di immischiare Papa Francesco nelle lotte interne della politica e del dibattito sociale che da sempre agita, polarizza, e non poche volte in modo aggressivo e volgare, questa grande nazione sudamericana. Sarebbe impossibile fare l’elenco di dichiarazioni, gesti, fotografie, indiscrezioni infondate, falsità e millanterie che provarono a fare del Papa argentino un “sostegno” a tutto e al contrario di tutto, in particolare da parte di chi, per anni, attaccò l’arcivescovo di Buenos Aires con ogni tipo di nefandezza, elegante e istituzionale, meno elegante e nazional-popolare. Poi, agli inizi del 2015, gradualmente è subentrata una certa calma e sensatezza in questa dinamica folle e assurda; quasi una seria presa di coscienza che il ministero del Papa, Vescovo di Roma, meritava un rispetto severo e una condanna di chiunque ritenesse di poter trattare Francesco come “risorsa a basso costo” per interessi di parte.
Ma, ora, da qualche settimana in Argentina sembra che questo permanente voler tirare l’abito talare del Papa a favore del proprio orticello sia tornato di moda. A volte leggendo la stampa argentina si ha l’impressione che Oltre Tevere qualcuno offra sponda a questo gioco che massacra irresponsabilmente la figura e il ruolo del Papa. Già sulla stampa del Paese sudamericano si possono leggere, ieri e oggi, i primi articoli che denunciano la questione in modo allarmato e preoccupato. Si scrive sul “ruolo doloroso” attribuito da alcuni a Papa Francesco con scopo meschino: spendere la sua missione e la sua figura come clava contro gli avversari. Al contempo si lancia un avvertimento giusto e opportuno: la stampa internazionale non prenda per oro colato ogni cosa che si legge sulla stampa argentina presentando il Santo Padre come assertore o sponsor di interessi di bottega all’interno dei palazzi del potere a Buenos Aires oppure nei dibattiti pubblici, con accuse e controaccuse in merito alle più disparate vicende.
Di fronte ad una tale recrudescenza puramente propagandistica è meglio stare ai fatti e lasciare perdere Papa Francesco per rispetto al suo ministero e alla sua persona e per rispetto alla Chiesa.