L’ha indicata il papa come esempio di religiosa impegnata, saggia, capace di sopportare le calunnie, ma di procedere con coraggio in difesa dei più deboli. E’ una suora argentina, quella evocata da Francesco senza citarne il nome, durante l’incontro di giovedì con le religiose. E, stando a quanto riferiscono alcune delle presenti, Bergoglio le ha incoraggiate le così: «Si deve pregare e fare i lavori secondo il proprio carisma e quando il proprio carisma ti porta ad andare avanti con i rifugiati, con i poveri, tu devi farlo, e ti diranno “comunista”: è il meno che ti diranno. Ma devi farlo! Perché il carisma ti porta a questo».
Per spiegare, nella concretezza delle asperità quotidiane, il pontefice è tornato con la mente nella sua terra. Lo ha fatto proprio nel giorno in cui è stata aperta la strada a una commissione che studi il tema del diaconato alle donne, rispondendo alle domande rivoltegli dall’Unione delle Superiore maggiori (Uisg). Nel lungo dialogo a braccio, Francesco ha invitato le consacrate a evitare sia il rischio del “femminismo” che quello della “servitù” nella Chiesa, anziché del “servizio”.
“In Argentina, ricordo una suora”, ha esordito Francesco. “Una brava donna, e lavora ancora, ha quasi la mia età e lavora contro i trafficanti di giovani, di persone”. All’epoca della dittatura militare “volevano mandarla in carcere”, e intanto le autorità facevano pressione sull’arcivescovo, e sulla superiora provinciale, “perché – dicevano – questa donna è comunista”.
Una religiosa che “ha salvato tante ragazze”, ha aggiunto il Pontefice. Per quanto Bergoglio non l’abbia citata, probabilmente non è azzardato ritenere che il papa si riferisse a suor Martha Pelloni, la coraggiosa animatrice della “Red Infancia Robada”, protagonista di battaglie e denunce che non hanno risparmiato la politica, le imprese, i boss del narcotraffico e gli sfruttatori di esseri umani.
Un impegno che attira inimicizie e calunnie, ma “noi vescovi dobbiamo custodire queste donne – ha detto il papa – che sono icona della Chiesa, quando fanno cose difficili e sono calunniate, e sono perseguitate. Essere perseguitati è l’ultima delle Beatitudini, no?”. Del resto, “il Signore ci ha detto: “Beati voi quando sarete perseguitati, insultati …”, ha osservato Francesco.
Così il pontefice ha ricordato un altro episodio, successivo al periodo della giunta militare, un’epoca per la quale lo stesso Jorge Mario Bergoglio ha dovuto subire ingiuste calunnie, quando al contrario salvò decine di persone. Ma da arcivescovo di Buenos Aires, la sorella evocata dal pontefice dovette affrontare nuovi ostacoli. Un giorno Bergoglio incontrò la suora, ed era particolarmente amareggiata. Aveva appena ricevuto una lettera da Roma, “non dirò da dove”, ha spiegato Francesco con un sorriso ironico che ha contagiato le religiose presenti. “Cosa devo fare?”, chiese la religiosa. E l’arcivescovo: “Tu sei figlia della Chiesa?”, “tu vuoi obbedire alla Chiesa?”. A questo punto l’allora arcivescovo le rivolse un consiglio, nel più classico stile Bergoglio.
“Rispondi che tu sarai obbediente alla Chiesa, e poi va dalla tua superiora, dalla tua comunità, dal tuo vescovo – che ero io – e la Chiesa dirà cosa devi fare”. La Chiesa, sempre stando al racconto delle religiose presenti nell’aula Paolo VI, “ma non una lettera che arriva da 12.000 chilometri”. Tutto questo, accadde, per “un amico dei nemici della suora”, che l’aveva calunniata. Perciò occorre essere “coraggiose, ma con umiltà, preghiera, discernimento”. E sperare di incontrare sempre un vescovo come padre Jorge Mario Bergoglio.