I vescovi di El Paso sono ottimisti e anche in Vaticano non escludono affatto che la città di frontiera messico-statunitense possa effettivamente essere tappa di papa Francesco nel suo viaggio verso Filadelfia nel settembre del 2015 per la Giornata mondiale delle famiglie. E non solo con un pensiero dall’alto, al momento del sorvolo, ma proprio a terra, tra i migranti che aspettano di oltrepassare la fatidica frontiera e quelli che dall’altra parte ci sono già e magari aspettano che un familiare o i figli li raggiungano.
Il vescovo texano di El Paso Mark Joseph Seitz, assieme a quello di Ciudad Juárez Renato Ascensio e de Las Cruces, nel Nuevo México, Óscar Cantú, appena hanno sentito che il Papa li sorvolerà hanno preso carta e penna e lo hanno invitato ad atterrare nelle vicinanze, a sua scelta, o sul lato messicano della frontiera o su quello statunitense. “Se ci dirà di sì, in quel momento entreremo nel panico per organizzare la visita” ma non importa, aggiunge Seitz, uno dei grandi propulsori negli Stati Uniti della riforma migratoria integrale che comincia a delinearsi con la decisione di Obama di sospendere le deportazioni e concedere permessi di lavoro temporali a cinque milioni di persone.