La svolta, per certi versi attesa ma non per questo meno drammatica, si è consumata nel pomeriggio di ieri, venerdì 18 ottobre, e ha avuto momenti di forte tensione.
Erano le quattro e tre quarti del pomeriggio quando una piccola carovana di uomini e veicoli si è presentata davanti al portone di Tutela Legal nella “Colonia Médica” della capitale, San Salvador. Ne facevano parte due giudici inviati dal Procuratore generale della repubblica e alcuni operatori televisivi con il compito di riprendere le fasi del procedimento che doveva mettere i sigilli al ponderoso archivio dell’istituzione iniziata da monsignor Romero nel 1977 poi trasformata in Tutela Legale dal successore, Arturo Rivera y Damas nel 1982. L’operazione è terminata quattro ore dopo, alle 9,15 della notte, precisa con puntiglio monsignor Rafael Urrutia, vicecancelliere della conferenza episcopale, che vi ha presenziato per conto dell’arcivescovo. I magistrati – ha dichiarato Urrutia in una nota – “hanno fotografato il locale per intero, compresi gli archivi, e hanno verificato, senza leggere nessun dossier, le intestazioni di ogni fascicolo per assicurarsi che contenessero documenti… alla fine hanno sigillato l’archivio con nastro giallo, lasciando sul posto due poliziotti”.
E’ un altro passo dell’escalation che sta opponendo l’arcivescovo di San Salvador monsignor José Luís Escobar Alas a varie associazioni per i diritti umani tanto del Salvador come di altri paesi europei e latinoamericani perplessi con la riorganizzazione del “funzionamento e delle finalità” della storica istituzione salvadoregna e soprattutto preoccupati dell’integrità del materiale che vi è custodito. A entrambe le preoccupazioni aveva risposto l’arcivescovo Escobar Alas con la creazione di “una nuova istanza che vigilerà per la difesa dei diritti di tutte le persone senza limitarsi ad un periodo storico determinato”. In pratica un nuovo organismo con gli stessi compiti della soppressa Tutela Legale ma aggiornati alla nuova situazione del paese fuoriuscito da una trentennale guerra civile e ripulito dalle “irregolarità amministrative” e dalla “gestione non trasparente” che secondo l’arcivescovo avrebbe “snaturato” l’azione di Tutela Legale “negli ultimi tempi”.
L’obiettivo del “nuovo” organismo, risorto come l’araba fenice dalle ceneri del precedente, doveva anche essere quello di tranquillizzare le associazioni nazionali e internazionali di difesa dei diritti umani e offrire garanzie sull’integrità dell’archivio dove sono immagazzinati materiali probatori di grande valore proprio nel momento in cui la Corte suprema di giustizia di El Salvador ha posto in discussione la costituzionalità della legge di amnistia del 1993, e quando anche il Pubblico ministero sembra deciso a riprendere le indagini sui gravi delitti commessi durante le guerra civile con l’intento di intraprendere azioni penali contro i responsabili.
Ma l’annunciata “nuova” Tutela Legale non ha calmato le acque. Di qui l’intervento di ieri, che ha posto i sigilli all’archivio per dare corso ad indagini “sui massacri avvenuti durante la guerra civile salvadoregna e preservare informazione importante sulle denunce di violazioni ai diritti umani”.